La storia di Spiga & Madia

Nel 2006 i gruppi di acquisto solidale del Distretto di economia solidale della Brianza (DESBRI) si rendono conto che c’è un prodotto, tra quelli acquistati regolarmente, di cui sanno pochissimo: il pane. Dove si coltiva il grano? Da dove arrivano le farine? Che cosa c’è dentro i panini e le pagnotte che finiscono ogni giorno sulle loro tavole? Domande cui è difficile dare risposta. Ma che spingono le famiglie del DESBRI a cambiare le cose. Per farlo, però, bisogna ripartire da zero. Da troppo tempo in Brianza le spighe sono sparite per lasciare il posto ad asfalto, centri commerciali e villette a schiera. E’ necessario trovare i semi, i campi, qualcuno che li coltivi, chi macina la granella, chi sa o vuole ricominciare a fare il pane come si faceva un tempo, solo con acqua e farina.

 

Il patto di economia solidale

Nasce così il progetto Spiga & Madia, che ufficialmente prende il via con la firma di un patto a marzo del 2007 tra il DESBRI, Roberto Brambilla, proprietario di 7 ettari di terra a Caponago dove verrà avviata la produzione di grano da parte della cooperativa Co.a.fra della Cascina Nibai.  L’accordo si fonda sui principi di solidarietà e fiducia: Brambilla affitta i suoi campi per 10 anni, Cascina Nibai si impegna a lavorarli secondo i dettami dell’agricoltura biologica, le famiglie dei 12 gas coinvolti inizialmente nel progetto si assumono la responsabilità di partecipare al rischio d’impresa anticipando metà dei costi di produzione e soprattutto decidendo quanto pane mangeranno nell’anno seguente così da poter calcolare quanto grano è necessario seminare.

Nel frattempo si cerca un mugnaio che sia disposto a produrre di volta in volta piccole quantità di farina, si arruolano i panettieri disposti a fare il pane con la pasta madre e la farina di Spiga & Madia, non sempre facile da lavorare, perché a differenza delle farine industriali priva della “forza” che fa lievitare in fretta le pagnotte.

Il progetto cresce arrivando a coinvolgere 30 GAS e circa 600 famiglie, tre contadini, quattro fornai e altri campi. L’intento non è solo quello di ricostruire una filiera corta, giusta e sostenibile del pane, ma anche quello di salvare, coltivandola, la poca terra libera che rimane in Brianza.

 

La battaglia contro la tangenziale TEEM

Una sfida sempre più difficile. Sui campi di Caponago, faticosamente convertiti alla agricoltura biologica, incombeva fin dall’inizio il progetto dell’ennesima colata di asfalto: la Tangenziale Est Esterna (TEEM): 32 chilometri da Melegnano ad Agrate Brianza voluta per alleggerire la vecchia tangenziale est dal traffico soffocante. L’accordo di programma per la sua costruzione rimane per anni sulla carta. Nel 2011 viene elaborato il tracciato definitivo e comincia la lotta dei GAS brianzoli per fermare l’opera. Il DESBRI scrive al ministero dell’ambiente, sottolineando le incongruenze del progetto, così fanno alcuni comuni interessati dall’opera e Legambiente. Si mette in luce soprattutto il mancato potenziamento della mobilità ferroviaria, e l’assalto all’ambiente con un ulteriore aumento nel consumo di suolo agricolo.

Spiga & Madia decide di andare oltre, nel 2013 presenta un’istanza all’Unione Europea nella quale chiede il rispetto del diritto al cibo e della sovranità alimentare delle famiglie coinvolte nel progetto. Diritti messi a rischio dalla costruzione della TEEM che spazzerà via i campi di Caponago.

L’istanza non viene accolta, ma gli aderenti al progetto non si arrendono. Trovano nuovi campi, un nuovo mugnaio, nuovi fornai. E nel decennale dall’avvio di Spiga & Madia hanno deciso anche di ripartire da nuovi semi, anzi da semi di grani antichi: l’eredità su cui costruire il futuro.

Come funziona il progetto

Il progetto funziona grazie all’impegno costante di 7 membri dei GAS, il “gruppo tecnico” che segue passo passo le varie fasi mantenendo i contatti con i contadini, il mugnaio e i panettieri, affrontando i problemi che possono sorgere.

L’intera programmazione avviene in due importanti riunioni cui prendono parte i rappresentanti di ognuno dei GAS coinvolti nel progetto.

In primavera si determina quanta terra bisognerà coltivare per ottenere la quantità di grano necessaria. La decisione viene presa in tre passi:

  • Le famiglie stabiliscono quanto pane intendono comprare l’anno seguente.
  • Si calcola quanta granella serve per ottenere la farina necessaria.
  • Sulla base delle rese per ettaro degli anni precedente, l’agricoltore è in grado di decidere quanti ettari seminare per rispondere alle richieste dei gasisti.

 

In base ai principi che regolano l’agricoltura supportata dalla comunità, metà dei costi di produzione sono coperti in anticipo dalle famiglie. Se il raccolto è fedele alle aspettative, il contadino ripagherà le famiglie (in farina). Se il raccolto è inferiore, le famiglie riceveranno solo parte di quanto anticipato, ovvero meno farina.

Nell’incontro autunnale, subito dopo il raccolto, viene invece deciso il prezzo della granella, che è fisso (non dipendente dall’andamento della borsa dei cerali), trasparente (ogni componente è specificata) e giusto (il lavoro viene remunerato equamente, e si tiene conto dello sfruttamento delle risorse naturali).  E si decide anche il prezzo del pane.